Apro un ennesimo diario (tanto scapperò di nuovo)

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    Io sono un po' così, faccio mille progetti, ci provo, abbandono, ritorno, abbandono di nuovo, ritorno di nuovo. Non sono continua nelle cose e ciò mi distrugge abbastanza.
    Sono sufficientemente "borderline" (lo metto tra virgolette perché non ho una diagnosi ufficiale, era una teoria della psichiatra) da fare sempre avanti e indietro su qualsiasi cosa, anche le più piccole cazzate della quotidianità, ma sono anche sufficiente "ossessivo compulsiva" da auto-triggerarmi ogni volta che abbandono un progetto, un'idea, un piano, qualsiasi cosa.

    In questi anni ho aperto tantissimi diari, sia cartacei, sia digitali (gruppi Whatsapp da sola, chat su Telegram da sola, app-diario dallo Store, memo, Samsung Notes, video/audio da sola, chat con eventuali migliori amici o partner, roba che scrivevo sui forum e con sconosciuti random, etc.)
    Tutto per me è un diario in quanto sono un'accumulatrice, uso qualsiasi cosa per salvare roba. E' l'unica cosa che realmente mi fa sentire "bene".

    C'era un'altra cosa che mi faceva sentire "bene", la relazione tossica a distanza con il mio ex. Sottolineo che era tossica perché era una dipendenza affettiva, esattamente come l'accumulo è una dipendenza.
    Ho scritto altri post poco fa sulla mia costante sensazione di non esistere (nella speranza che continuando a ripeterlo boh, la esorcizzo), le dipendenze sopra nominate mi permettono di sentirmi "viva". Per un po'.
    Col mio ex non parlo più, mi è rimasto l'accumulo. Ogni tanto fumo ma non ho ancora sviluppato dipendenza per quello (forse perché posso fumare poco, se torno a casa che puzzo di fumo i miei genitori mi sparano), ma ho i miei motivi per pensare che se stessi lontana da casa fumerei costantemente. Soprattutto se entrassi all'università e fossi nuovamente stressata. Oppure se non entrassi e fossi nuovamente depressa. In entrambi i casi spero di poter trovare dipendenze che mi facciano sentire "bene". Possibilmente non da persone.
    Sento di non esistere se non sono ossessionata. L'accumulo è ciò che mi ha separato dal suicidio fino ad ora, infatti la psichiatra non voleva "toccarlo" senza aver prima operato sulle altre mie problematiche.
    Le ossessioni mi danno un senso di identità... sono l'unica cosa che mi dà un senso di identità e mi permette di rialzarmi dalle crisi depressive. A volte ho l'impressione che il mio cervello abbia creato l'accumulo per proteggersi dai costanti pensieri di morte che ho.

    Adesso che non parlo più col mio ex ho una "relazione" di circostanza con un tale (che si è messo in mezzo quando ancora avevo le crisi per l'ex, come abbia fatto a pensare di interessarmi lo sa solo lui), lui è carino e mi tratta bene [e ho l'impressione mi abbia aiutato a "superare l'ex", anche se più che superato mi sa che l'ho represso] ma ha l'intelligenza di un sasso. Sarebbe perfetto se fosse intellettualmente stimolante, ma non lo è. Perché ci sto ancora insieme? a volte penso che sia perché spero di poter stare bene con lui, altre volte non lo so nemmeno io.
    Il mio ex era intellettualmente fin troppo stimolante e infatti era la mia fp (favourite person, è un concetto un po' borderline credo, sarebbe quella persona da cui diventi dipendente e che ti rovina la vita lol), ed è finita molto male - anche perché era un manipolatore. Usava le persone per poi buttarle via quando non gli servivano più (come ha fatto con me, usando un presunto "poliamore" per trovarne una con cui sostituirmi e nel frattempo tenermi bloccata come backup plan).
    Poi c'è la mia nuova semi-fp, il mio migliore amico che considero il mio diario, una persona anche più problematica di me (ma con meno drama).

    Penso di avere un ego smisurato. Penso che uno dei fattori maggiori per cui mi blocco, procrastino, abbandono, è il fatto di aver paura che la realtà possa distruggere il mio ego. Farebbe malissimo sapere che non posso raggiungere i miei ideali di Perfezione, che non posso ottenere la vita Perfetta che vorrei. Sono (purtroppo) fin troppo ossessiva e perfezionista... brucio tutte le energie nel tentativo di rendere la più piccola cosa Perfetta, da non riuscire poi a proseguire. Questo mi sta rovinando.

    Con questi discorsi son passata da un momento down ad un momento up, non so se sia euforia ma mi sento dio. Poco fa mi sentivo immondizia, adesso mi sento una sorta di divinità. Se solo durasse il secondo stato avrei una vita di gran lunga migliore. Ho paura che la realtà finisca a distruggere tutto il mio god complex.
    Forse questo è uno dei motivi per cui non sento di esistere (e mi collego al discorso della "gara" che è stato fatto in un altro mio topic)... non posso accettare di esistere in questo stato. Con così tante cose imperfette. Sento che riuscirò a percepirmi viva soltanto quando avrò raggiunto la Perfezione e mi sentirò in controllo. Sono purtroppo consapevole del fatto che quel controllo e quella Perfezione non esistano, ma il mio unico pensiero è "prima li raggiungo, prima inizio a vivere".

    da qui il mio nick. Io non sono narcisista, ma mi sarebbe piaciuto esserlo. Mi affascina il modo di pensare a cui porta quel disturbo (per quel poco che ne so, chiaramente, non essendo un'esperta di salute mentale). In alcune cose mi rivedo, il costante senso di vuoto, i pensieri di gloria, le manie di superiorità, ma poi io ho anche le fasi down in cui mi sento uno scarto umano e penso ossessivamente al suicidio. E' frustrante vivere così, ma la terapia costa tanto e io ho perso fiducia.
     
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    CITAZIONE (Narcissistic cannibal @ 18/8/2022, 10:25) 
    Io non sono narcisista, ma mi sarebbe piaciuto esserlo. Mi affascina il modo di pensare a cui porta quel disturbo

    È molto semplice e rudimentale il modo di pensare del narcisista: "Se mostro una debolezza al prossimo verrò ricoperto di vergogna come quando il babbo e la mammina mi sgridavano perché mi ero pisciato nel letto, ciò mi terrorizza a morte, devo far vedere a tutti che sono il più bravo a farla nel vasino altrimenti scopriranno che in realtà non valgo niente e mi faranno piangere".
     
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    CITAZIONE (self @ 18/8/2022, 10:41) 
    È molto semplice e rudimentale il modo di pensare del narcisista: "Se mostro una debolezza al prossimo verrò ricoperto di vergogna come quando il babbo e la mammina mi sgridavano perché mi ero pisciato nel letto, ciò mi terrorizza a morte, devo far vedere a tutti che sono il più bravo a farla nel vasino altrimenti scopriranno che in realtà non valgo niente e mi faranno piangere".

    ah beh in tal caso that's me
     
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    CITAZIONE (self @ 18/8/2022, 10:41) 
    CITAZIONE (Narcissistic cannibal @ 18/8/2022, 10:25) 
    Io non sono narcisista, ma mi sarebbe piaciuto esserlo. Mi affascina il modo di pensare a cui porta quel disturbo

    È molto semplice e rudimentale il modo di pensare del narcisista: "Se mostro una debolezza al prossimo verrò ricoperto di vergogna come quando il babbo e la mammina mi sgridavano perché mi ero pisciato nel letto, ciò mi terrorizza a morte, devo far vedere a tutti che sono il più bravo a farla nel vasino altrimenti scopriranno che in realtà non valgo niente e mi faranno piangere".

    Questo tipo di ragionamenti è il distillato delle pseudo conoscenze di psicologia che al momento cavalcano l'onda dell'odio verso l'appellativo fatale "il narcisista".
    Ma quanto è bello questo periodo, in cui ci si può unire così facilmente al coro degli insoddisfatti, beffati e spesso volutamente ignoranti, che lamentano rabbiosamente i torti e le vite distrutte dai malefici narcisisti.
    Dai su, siamo onesti, senza spingersi troppo oltre a cercare una convalida in fonti autorevoli, oramai chiunque sia stato maltrattato trova conforto nell'odio verso la parolina magica.
    Vi rimpallate il livore nei confronti di questo comodissimo capro espiatorio, confortandovi a vicenda mentre appuntate a qualsiasi vostra ferita la parolina magica.

    Mi è stato detto che sono un narcisista, maligno addirittura, e approfondendo gli studi relativi all'argomento, direi che quelle accuse in effetti fossero pronunciate con cognizione di causa.
    Comunque sono tutt'altro che semplice e rudimentale.
    Mi interessa più questo piuttosto che essere considerato buono o cattivo.
    Ora, dal momento che la mia vita è una merda assoluta già di suo, sono decisamente irritato nel notare che oltre a dover convivere con rabbia, invidia, perfezionismo ossessivo, logoramenti interiori su tutti i fronti (non solo quello egoico), ora sono anche diventato una specie di nemico pubblico.
    Ma malgrado vivere sia per me una tortura, capisco Narcissistic cannibal, nel dire che le sarebbe piaciuto esserlo.
    Nonostante ce l'abbiano tutti con me, mi voglio bene alla follia, non vorrei essere nessun altro, se una cosa mi sta a cuore con buone probabilità riesco a farla meglio degli altri, e non mi darò mai la colpa dei miei mali, anche se fossi la creatura più vile e spregevole di questo mondo.
    Indubbiamente, essere un vampiro assetato di sangue innocente, ha anche i suoi vantaggi.
     
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    Ma io non odio affatto i narcisisti patologici, anche perché a me non sono mai riusciti a fare niente per via della loro prevedibilità. Semplicemente, mi diverte provocare le persone con una struttura psicologica altamente autoriferita perché possono venirne fuori situazioni stimolanti. Tantomeno li invidio, perché so benissimo che la loro è una condizione di grande solitudine.
    Fra l'altro il disturbo narcisistico di personalità è una condizione clinica che deve essere diagnosticata, benché vada alquanto di moda dichiararsi tali arbitrariamente in assenza di consulti medici per atteggiarsi oppure per giustificare un più banale modo d'essere che di clinico non ha nulla, e in quanto condizione clinica sarebbe sciocco avercela con chi ne è affetto, essendo ch'egli deve agire così per necessità.
     
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    Non ho mai letto di qualcuno che manifestasse aperto discredito nei confronti dei narcisisti, senza aver sofferto qualche trascorso doloroso a causa loro.
    La persona media non è portata a approfondire certi argomenti di proprio pugno, ne tanto meno a provare rancore di seconda mano, soprattutto se la questione non la tocca direttamente.
    Che ora ci sia una sensibilizzazione verso questo tema, mossa da sincero spirito di aiuto, non la bevo affatto.
    Poi dubito che vada così di moda dichiararsi narcisisti, soprattutto ora che internet è infettata da questa specie di crociata da commedia contro "il narcisismo".

    Se mi permetti allora di seguire il tuo ragionamento, la definizione che hai dato prima, in quanto palesemente sardonica e squalificante, è decisamente da sciocchi.
     
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    Innanzitutto grazie mille per aver trasformato il mio topic in una discussione sui narcisisti. Letteralmente l'unico argomento che neppure mi riguarda perché non sono una narcisista, ho solo detto che mi piacerebbe esserlo, e dopo spiegherò questa cosa.
    Che sia un'etichetta stigmatizzante è abbastanza risaputo secondo me, ormai i social sono pieni di gente che grida al "narc abuse" figuriamoci. Narcisista è più un insulto che un termine diagnostico.
    La risposta di self era chiaramente una presa in giro, non ho ben capito se in riferimento ai narcisisti o se in riferimento a me che ho detto di "volerlo essere". Immagino la seconda.
    Io penso sia abbastanza comune tra persone con disturbi mentali desiderare di averne altri piuttosto che quelli che si hanno. Un po' come i bulimici che avrebbero voluto essere anoressici. Ci sono disturbi "visti meglio" di altri. Non mi venite a dire che "è meglio essere sani", una persona come me non ha idea di cosa significhi essere sana, e anzi, sente estranea questa condizione. Quindi chiaramente io mi districo solo e unicamente tra disturbi, e immagino quali mi sarebbe piaciuto avere.
    Sicuramente avrei preferito essere una psicopatica piuttosto che essere "borderline", odio essere ipersensibile e dipendente da fattori esterni per la mia validazione personale; sicuramente avrei preferito avere un disturbo alimentare piuttosto che un disturbo da accumulo, perché i disturbi alimentari sono comuni e se ne parla tanto, il disturbo da accumulo viene visto come qualcosa "da stupidi" o "da vecchi" per qualche motivo. Le psichiatre con cui parlai affermarono che non avevano mai avuto un paziente con le mie ossessioni. Avrei preferito avere qualcosa di meno stigmatizzato. Tanto sempre male devo stare.
    Il discorso del narcisista è semplice, so che ognuno funziona diversamente, ma mi sarebbe piaciuto saper manipolare le persone piuttosto che farmi trascinare dalle persone, lo immagino come un "ruolo di potere" nella relazione, mi sarebbe piaciuto averlo. Discutibile probabilmente, ma non è questo il punto. Sicuramente un narcisista campa meglio di un borderline.

    CITAZIONE
    Ora, dal momento che la mia vita è una merda assoluta già di suo, sono decisamente irritato nel notare che oltre a dover convivere con rabbia, invidia, perfezionismo ossessivo, logoramenti interiori su tutti i fronti (non solo quello egoico), ora sono anche diventato una specie di nemico pubblico.

    Sei diagnosticato?
    Io sento di poter in parte condividere queste cose, passo il mio tempo a fare paragoni tra me e gli altri. Se gli altri risultano superiori a me nella mia visione allora sto male (mi sento una merda e vorrei nascondermi), se gli altri risultano inferiori a me nella mia visione allora sto bene (mi sento dio incarnato).

    CITAZIONE
    Nonostante ce l'abbiano tutti con me, mi voglio bene alla follia, non vorrei essere nessun altro, se una cosa mi sta a cuore con buone probabilità riesco a farla meglio degli altri, e non mi darò mai la colpa dei miei mali, anche se fossi la creatura più vile e spregevole di questo mondo.

    Sento di condividere queste cose anche, con l'eccezione del non darmi mai la colpa per i miei mali. Un'altra cosa che avrei desiderato è non avere nessun tipo di senso di colpa, invece a volte mi ritrovo a starci male e a bastonarmi, per poi smettere quando mi torna un momento euforico.

    Una visione probabilmente sbagliata che ho dei confronti con altre persone è l'idea - la speranza - che quei confronti mi possano dare un obiettivo. Che nel momento in cui invidio qualcuno quell'invidia mi possa dare una spinta verso l'ottenimento della condizione che invidio, che sia a livello estetico, accademico, sociale o relazionale. Invece con quei confronti mi fustigo soltanto, rimanendo di conseguenza nella mia situazione che considero squallida.

    Non è colpa mia se c'è una piccola parte del cluster B (narcisisti, antisociali) che mi affascina alquanto. Probabilmente perché io mi son beccata i disturbi "sbagliati".

    E tanto per sottolineare che ci sono disturbi che piacciono più di altri, avete commentato sul narcisismo quando era soltanto una postilla del mio discorso, mentre non avete commentato nulla di tutto il resto che è letteralmente la mia vita.
    La società ha i suoi disturbi prediletti e si vede.
     
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    Rispettare il Buddha e gli dei senza contare sul loro aiuto.

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    Molto interessante però il discorso, andrebbe diviso in due parti.

    -Parlando del tuo post Cannibal, si nota la turbolenza leggendo.
    Ciò che mi ha incuriosito è la dualità tra alto e basso, ossessione, perfezionismo.

    La contraddizione del "voler essere perfetto" e sentirsi "Dio", da un lato c'è la ricerca di una perfezione e l'autoaffermazione di Ego.
    Davvero si può trovare in ciò una realtà? Qualcosa di concreto?
    D'altronde l'Ego si autoafferma quando sente di essere un pericolo.

    Rimane un'impressione, ma sembra quasi che quel senso di divinità, serva perlopiù per sopperire una mancanza: d'altronde perché ricercare una perfezione se mi sento già bene con me stesso?
    Questo è quello che noto, è mi piacerebbe capirne meglio.


    Il problema dell'ossessione, attaccamento del ricercare un potere (voler essere psicopatici, narcisisti) e in un certo modo di dire a se stessi che si è superiore, è che non cambia granché alla fine, infondo è un po' buffo:
    non è altro che un minuscolo mondo nella nostra mente, solitario, che viviamo nel bene o nel male solo noi, a quel punto ha davvero importanza nell'insieme?
    A nessuno interessa che ti senta Dio o una merda nel mondo, equivale perlopiù a film mentali che non portano a niente, perlomeno secondo me se non a perdite di tempo per se stessi, ci vuole inoltre parecchio tempo libero...

    Immaginiamo di pensare quanto x sia un pezzo di merda, in un bar, eppure è ironico come nel mentre che lo immaginiamo in tutte le morti possibili ci siamo solo noi.
    Magari con in mano un caffè, la gente che passa, nulla cambia nella propria mente, a sognare, rimuginare o serbare rancore, si rimane rinchiusi in un mondo immaginario.








    Parlando poi di narcisismo e simili, ecc...

    -Sinceramente, preferire un disturbo a un altro, è un po' come dire di scegliere tra la cacca e la merda.
    Non fa molta differenza, sempre lì siamo, perché scegliere il "meno peggio" invece che il meglio?


    Concordo comunque in parte con Self, secondo me è una provocazione ben riuscita , mi ha fatto un po' sorridere.
    Chi brama potere o dominio, sottomissione altrui, infondo non è così diverso da chi è insicuro:
    semplicemente è un insicuro mascherato, un po' come un agnello che si finge un lupo.


    Psicopatia e narcisismo, non sono che un'arma fittizia, una pistola che in realtà non spara altro che acqua.



    Esiste qualcosa di molto più "grande", in quel che ho imparato.
     
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    Sono consapevolissima di essere un'insicura che vorrebbe mascherarsi!
    Sono consapevolissima del fatto che la ricerca della perfezione sia un modo per riempire un vuoto. Per nascondere l'insicurezza e per dare un senso fittizio alla mia esistenza.
    Sono anche consapevole del fatto che sia tutto illusorio.

    Non vedo possibilità per me che vadano oltre il poter scegliere tra il male e il peggio... giusto poco fa ho avuto una crisi e ho sclerato al mio ragazzo perché ha raccontato una mia cosa ad una sua collega. Mi sono tornati su trigger vecchi relativi ad un anno fa.

    Sto rispondendo velocemente, ho letto molto in fretta la tua risposta e la trovo interessante, poi forse risponderò meglio
     
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    CITAZIONE (Narcissistic cannibal @ 18/8/2022, 16:10) 
    Innanzitutto grazie mille per aver trasformato il mio topic in una discussione sui narcisisti.

    Su questo hai perfettamente ragione, scusami per aver deviato dai temi del tuo spazio.
     
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    E tanto per sottolineare che ci sono disturbi che piacciono più di altri, avete commentato sul narcisismo quando era soltanto una postilla del mio discorso, mentre non avete commentato nulla di tutto il resto che è letteralmente la mia vita.
    La società ha i suoi disturbi prediletti e si vede.

    Scusami, è vero, purtroppo mi sono lasciato prendere dall'irritazione e ho optato per una risposta impulsiva, dando l'impressione di ignorare la totalità delle tue esperienze.
    Altrimenti avrei dovuto scrivere un testo chilometrico fin da subito, perdendo di efficacia in quello che la stizza mi imponeva di rispondere immediatamente.
    Avevo letto tutto il tuo post e mi ero rivisto in gran parte dei problemi.
    Il perfezionismo più di tutto il resto.
    Provo un raccapricciante senso di squallore all'idea di dover vivere accontentandomi di un me stesso non "raffinato", imperfetto e incapace, pur sapendo che per raggiungere gli standard inverosimili che mi pongo, ci vorrebbero anni.
    Capisco perfettamente la razionalità del discorso, ma dover passare sotto le forche caudine dello sbaglio, pur finalizzato a imparare, mi crea un malessere tale che preferisco abbandonare quello che faccio.
    Soprattutto perché dovrei mettere sotto la luce del sole la mia imperfezione, e questo non lo sopporto.
    Finisco per fare delle abbuffate di "momenti up" e a quello mi limito, per paura che andando oltre mi tirerei addosso tutto il corollario di sbagli, ridicolizzazioni, sofferenze, e ossessioni logoranti.
    Quindi ti capisco benissimo, anche troppo.
    Capisco anche il tuo sentirti onnipotente quando parli di te stessa in questi termini. Io ho la passione per la scrittura, e riesco seppur molto raramente, a sentirmi appagato nella vanità quando do forma alle mie elucubrazioni usando "un'estetica" che sento mi rappresenti.
    Forse è l'unica cosa in cui possiedo veramente una maestria, osservare e celebrare tutte le tortuosità e depravazioni del mio carattere, e quando lo faccio sto bene, anche se in maniera abbastanza perversa e autoreferenziale, riesco finalmente per un po' a piacere a me stesso.
    Di solito dura poco, perché anche io come te soffro di alti e bassi terrificanti, che mi portano addirittura a percepire qualcosa di oggettivamente ben fatto, come la spazzatura più totale.
    Mi è capitato spesso di aver fatto qualcosa che strappasse più di un plauso dagli altri, e di vederla pochi giorni dopo come immondizia di cui vergognarmi e da distruggere, per "mondare" la mia immagine.

    Rinnovo ancora le mie scuse circa il deragliamento del post, purtroppo sono ipersensibile alla critica e soprattutto alle derisioni, più o meno velate.
    Vedere banalizzata la causa delle tue sofferenze, soprattutto insinuando una debolezza da cui "le persone vere" non sarebbero mai toccate, "come paura che mammina e papino ti sgridino perché ti sei pisciato addosso"
    mi fa scattare la molla della rabbia.

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    Sei diagnosticato?

    Sì, non mi sembrava il caso di sfoggiarlo come una targhetta identificativa soprattutto in risposta a una provocazione, ma se mi viene chiesto normalmente rispondo volentieri.
    Quindi sì anche di disturbo paranoide di personalità.

    CITAZIONE
    Farebbe malissimo sapere che non posso raggiungere i miei ideali di Perfezione, che non posso ottenere la vita Perfetta che vorrei. Sono (purtroppo) fin troppo ossessiva e perfezionista... brucio tutte le energie nel tentativo di rendere la più piccola cosa Perfetta, da non riuscire poi a proseguire. Questo mi sta rovinando.

    Tu come ti rapporti a questo meccanismo? Hai una sorta di speranza che prima o poi riuscirai a raggiungere l'ideale di perfezione a cui aspiri? Come se le cose potessero aggiustarsi da sole, ma per non ferirti nell'attesa e non sporcare le tue aspirazioni, concedi tutto al compromesso che sarebbe la rinuncia?
    Io funziono più o meno così, poi mi ritiro nella mia testa dove mi sono fatto un'idea di me stesso idealizzata, in cui credo veramente, ma che non considero realizzabile nelle mia vita, in queste condizioni.
    Però riesco a trarne energia sufficiente per non sentirmi affossato nell'autostima.
    Tu che cosa pensi a riguardo?
    Sarebbe interessante parlare di questo.
    Mi interessa molto discutere con qualcuno con una mentalità simile alla mia.
     
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    La contraddizione del "voler essere perfetto" e sentirsi "Dio", da un lato c'è la ricerca di una perfezione e l'autoaffermazione di Ego.
    Davvero si può trovare in ciò una realtà? Qualcosa di concreto?

    La verità è che non si può... credo sia una sorta di dipendenza anche questa, dipendenza dal circolo vizioso diciamo così. Io personalmente uso quei momenti e quelle fantasie di "gloria" e "perfezione" nell'illusione di darmi una strada da percorrere, all'atto pratico però sono soltanto delle "droghe" per distrarmi dalla mia situazione presente. Non vado ad apportare modifiche di nessun tipo alla mia vita perché mi blocco al pensiero che quelle modifiche non corrisponderanno mai alle fantasie suddette. Nel tentativo di dami un obiettivo dunque finisco solo per dissociarmi ancora di più... e questo mi porta a procrastinare e a bastonarmi perché sono immondizia. Appunto è un circolo vizioso, ma è una zona di comfort ormai. Finché fantastico sulla mia vita ideale, perfetta e invidiabile, non ho da preoccuparmi dei problemi concreti che dovrei affrontare se provassi a realizzare quelle fantasie.

    Di fronte ad una piccola difficoltà tendo ad abbattermi, i pensieri negativi vincono (che non riuscirò mai ad ottenere nulla, che non sono abbastanza per realizzare i miei obiettivi, che non ho una via d'uscita da questa situazione, e dunque tanto varrebbe che la facessi finita) ed è per questo che preferisco rifugiarmi nelle fantasie. Mi danno un senso di soddisfazione che nella realtà sarebbe molto più difficile ottenere.

    Aggiungo anche che io sono il tipo di persona che pensa ossessivamente, morbosamente a ciò che vuole ottenere, ma una volta ottenuto finisce per svuotarsi nuovamente. Tutte le cose che ho costruito nella mia vita sono il nulla per me, conta soltanto ciò che non ho. E finché non lo ho lo desidero in modo esagerato; quando lo ottengo perdo totalmente interesse e finisco per dimenticare anche di averlo ottenuto.
    E torno insoddisfatta come prima.

    CITAZIONE
    Magari con in mano un caffè, la gente che passa, nulla cambia nella propria mente, a sognare, rimuginare o serbare rancore, si rimane rinchiusi in un mondo immaginario.

    Nulla da controbattere.
    Ho passato gli ultimi anni a vedere altre persone ottenere tutto ciò che io ho sempre e soltanto immaginato.

    (e quel poco che ho ottenuto, ho smesso di considerarlo...)

    CITAZIONE
    Chi brama potere o dominio, sottomissione altrui, infondo non è così diverso da chi è insicuro

    Sicuramente nel mio caso è così. Il problema è che non ho idea di come interrompere questo tipo di pensieri. Sono gli unici che mi danno un minimo di parvenza di significato nella vita.

    CITAZIONE
    Esiste qualcosa di molto più "grande", in quel che ho imparato.

    Sono curiosa, a che ti riferisci? Qualcosa relativo all'amore per se stessi?

    CITAZIONE
    Avevo letto tutto il tuo post e mi ero rivisto in gran parte dei problemi.
    Il perfezionismo più di tutto il resto.
    Provo un raccapricciante senso di squallore all'idea di dover vivere accontentandomi di un me stesso non "raffinato", imperfetto e incapace, pur sapendo che per raggiungere gli standard inverosimili che mi pongo, ci vorrebbero anni.
    Capisco perfettamente la razionalità del discorso, ma dover passare sotto le forche caudine dello sbaglio, pur finalizzato a imparare, mi crea un malessere tale che preferisco abbandonare quello che faccio.
    Soprattutto perché dovrei mettere sotto la luce del sole la mia imperfezione, e questo non lo sopporto.
    Finisco per fare delle abbuffate di "momenti up" e a quello mi limito, per paura che andando oltre mi tirerei addosso tutto il corollario di sbagli, ridicolizzazioni, sofferenze, e ossessioni logoranti.
    Quindi ti capisco benissimo, anche troppo.

    sotto le forche caudine dello sbaglio

    perché dovrei mettere sotto la luce del sole la mia imperfezione

    Tutto ciò mi sta causando malessere fisico perché empatizzo troppo lol.

    Come dicevo anche sopra, ogni volta che mi interfaccio con qualche difficoltà finisco per vederla come un cratere. Magari è soltanto una buca e potrei saltare oltre, ma io vedo un cratere e scappo via.

    Esempio concreto: aspetto fisico. Son sovrappeso, non riesco (non riesco da anni!) a mettermi a fare workout. Ogni volta che ci provo vedo i rotolini di ciccia come triplicati. Finché conduco la mia vita in modo sedentario e pigro posso ignorare la situazione nascondendola sotto vestiti sformati, nel momento in cui provo a fare qualcosa al riguardo ogni singolo kg di sovrappeso diventa una visione disgustosa e non riesco a sopportare di esistere all'interno di quella visione disgustosa.

    E' veramente sgradevole. E ovviamente questo vale per qualsiasi cosa io provi a fare.

    CITAZIONE
    Capisco anche il tuo sentirti onnipotente quando parli di te stessa in questi termini. Io ho la passione per la scrittura, e riesco seppur molto raramente, a sentirmi appagato nella vanità quando do forma alle mie elucubrazioni usando "un'estetica" che sento mi rappresenti.

    Sfondi un'altra porta aperta, anche io ho sempre avuto la passione per la scrittura (peraltro alimentata anche dagli insegnanti), scrissi un libro un po' di anni fa e con quel libro vinsi un premio in un concorso locale.
    Ci tengo a sottolineare che quel libro mi faceva letteralmente schifo, mi imbarazzava averlo scritto e non riuscivo neppure a rileggerlo; quando vinsi non avevo idea di come fosse possibile, dato che a me faceva così schifo.
    E' stata l'unica cosa che io sia mai riuscita a scrivere. Tutte le altre decine di tentativi che ho fatto son finite nel dimenticatoio, ogni volta che provo a scrivere mi cringio nel profondo e devo lasciar perdere.
    A me piacerebbe molto scrivere libri, ma prima di arrivare ad un'eventuale pubblicazione dovrei passare per la scrittura, per la revisione, per un giudizio esterno suppongo, per tante cose che mi causerebbero un forte imbarazzo. Ogni cosa che scrivo mi fa sentire stupida, non esce mai come vorrei.

    CITAZIONE
    perché anche io come te soffro di alti e bassi terrificanti, che mi portano addirittura a percepire qualcosa di oggettivamente ben fatto, come la spazzatura più totale.

    beh che posso dire lol

    tra parentesi io sono talmente perso come caso clinico che questo discorso lo posso applicare persino ai miei account. Saranno dieci anni ormai che periodicamente cancello ogni mio account ovunque perché c'è sempre qualcosa che non mi soddisfa, per poi creare nuovi account con la promessa che "stavolta non farò nessun errore".

    CITAZIONE
    Tu come ti rapporti a questo meccanismo? Hai una sorta di speranza che prima o poi riuscirai a raggiungere l'ideale di perfezione a cui aspiri? Come se le cose potessero aggiustarsi da sole, ma per non ferirti nell'attesa e non sporcare le tue aspirazioni, concedi tutto al compromesso che sarebbe la rinuncia?

    (partiamo dal presupposto che preferisco rinunciare di mia spontanea volontà piuttosto che provare e fallire, ma questo penso sia ovvio ormai)

    Se non avessi questa speranza penso la farei finita onestamente...
    io non amo la vita, mai amata, ho sempre avuto un'ossessione per la morte. Ho sempre pensato che stiamo qui per procrastinare l'inevitabile, non ne vedo il senso a dirla tutta. Questa cosa mi tormenta. A 13 anni girovagavo per i forum lamentandomi di non capire che senso avesse esistere, e soprattutto lamentandomi di aver perso tempo. Assurdo, ma del resto ho proseguito per gli ultimi 10 anni sulla stessa linea.

    Ci sono poche cose che mi permettono di restare aggrappata alla vita, una di queste è il mio disturbo da accumulo compulsivo, un'altra è la speranza di raggiungere tutti i miei obiettivi. Tutti. Esattamente come li immagino. In ogni singolo dettaglio.
    Ho liste di obiettivi bloccate al 2018, la mia vita è ferma da allora, e io continuerò mio malgrado a considerarla ferma finché non riuscirò a spuntare ognuno di quegli obiettivi. Nel corso di questi anni ho ripetuto quelle liste decine e decine di volte, ossessivamente, cercando di non dimenticare mai nulla, e ogni volta che le ripetevo immaginavo di star premendo un tasto "on". Stavolta inizio davvero, stavolta risolvo tutto, stavolta diventerò perfetta, stavolta finalmente mi sentirò in controllo. E così a ripetere ogni volta che riscrivevo le liste, che organizzavo i vari obiettivi in modi diversi, come se vederli organizzati diversamente potesse ordinare anche la mia vita.
    E usavo anche date, un po' alla Zeno, in questa data inizierò il mio percorso di glow up e risolverò tutta la mia vita, da oggi non procrastino più, da oggi divento un'altra persona. Da oggi "avrò il controllo".

    Sto impiegando letteralmente anni per accettare che quel tasto "on" non esiste. Che i progressi che feci nel 2019 non sono insignificanti solo perché poi mi sono fermata. Quei progressi esistono ancora, li ho fatti nel passato, poi ho messo in pausa, non ho rinunciato. Ho solo messo in pausa. Mettere in pausa non equivale ad abbandonare.
    Continuo a ripetermelo, continuo in un loop infinito.
    Ho sprecato tre anni di università con questo metodo però... forse tanto effettivo non è. Non ho dato mezzo esame per paura di venir bocciata o di prendere un voto basso.

    Adesso cerco di valutare più gli obiettivi che il tempo in sé, sto cercando di accettare che non otterrò mai le tempistiche che voglio, e sto cercando di accettare che una persona con le mie difficoltà a livello psicologico non dovrebbe auto fustigarsi perché ogni tanto si ferma. Mi fermo perché sto male, dovrei avere empatia per me stessa, ma tendo a dimenticare i miei stati d'animo e a guardare soltanto a ciò che non ho (ancora) ottenuto.
    Ma sono estremamente testarda, prima o poi devo ottenere tutto.

    Fun fact: il mio accumulo si basa sullo stesso perfezionismo che divora tutto il resto. Ogni singola informazione di ogni singola giornata deve essere scritta alla perfezione, ogni singolo file deve avere il titolo più preciso possibile, l'ordine delle cose che accumulo deve essere diviso cronologicamente E per "tema".
    Se perdo un singolo file, o un singolo foglio, io ti giuro vado in crisi.
    Altro fun fact: una volta andai su Reddit (nella sezione degli accumulatori digitali e nella sezione degli ossessivo compulsivi) a raccontare tutti i miei schemi mentali; le risposte si divisero fra persone scioccate dalla "quantità di ossessioni che ho", e persone che "avrebbero voluto essere come me" - quest'ultimo caso soprattutto tra gli accumulatori digitali.

    Ulteriore fun fact che forse potrai trovare rilevante in qualche modo: nella mia ossessione per la perfezione chiaramente sono egocentrica, non è amore per me stessa chiaramente, è ossessione per me stessa (non penso di essere in grado di amarmi purtroppo); ebbene anche negli altri tendo a cercare me stessa, sia nel mondo reale sia nel mondo fiction.
    Ogni volta che mi interfaccio con personaggi di libri e film che mi assomigliano (o meglio, più spesso assomigliano alla versione di me perfetta che esiste nella mia mente) mi ossessiono anche con loro. E non troppo casualmente, quei personaggi hanno sempre tratti ossessivi, sono spesso control freak, stalker oppure hanno disturbi del controllo di vario tipo (dal doc a disturbi alimentari)... oppure sono narcisisti. Narcisisti sociopatici e psicopatici. Sono sempre i due tipi di personaggi con cui finisco ossessionata.
    E questo vale anche in parte per personaggi dei cartoni che mi piacevano quando ero piccola.

    [penso che tutto ciò sia anche stato esacerbato dai confronti che in famiglia facevano tra me e gli altri, perché se io avessi fatto di più, allora sarei stata più simile a chi aveva voti più alti dei miei, perché se io avessi mangiato di meno, allora sarei stata più magra come le altre ragazze... i miei genitori hanno riversato tutta la loro insoddisfazione su di me, tanto per dare conferma alla provocazione di Self]

    C'è questa frase che mi è rimasta in testa da quando l'ho letta in giro per i social "I'm nothing in my soul if not obsessive".
    Penso sia di un qualche libro che devo leggere.
    Se la vita per me non ha un senso, e nel momento in cui mi sento ossessionata finalmente ho una parvenza di "non malessere", perché rinunciare all'ossessione. Perché rinunciare agli ideali di perfezione.

    Se ci provi e fai errori, quegli errori li vedrai soltanto tu. E' difficile, molto difficile visto che noi siamo i nostri principali nemici, ma sicuramente è meglio che passare l'intera vita (o comunque una buona fetta di essa) bloccati in una versione di noi stessi che ci disgusta.
    Come si sentirebbe il te perfetto del futuro a sapere che tu hai sprecato, che so, anni, prima di permettergli di venire al mondo?

    Onestamente cosa siamo noi se non i nostri obiettivi? Tutti vogliono migliorarsi, non so se hai mai beccato per i social qualche trend alla "that girl" oppure "glow up in [tot tempo]" e robe del genere. Qual è la differenza tra loro e noi?

    Aggiungo un'ultima cosa: sto cercando - con grande difficoltà - di shiftare il mio pensiero da "devo" ad "ho ancora la possibilità di".
    non "devo" fare certe cose pesanti e noiose per ottenere certi obiettivi; "ho ancora la possibilità di" fare certe cose pesanti e noiose per ottenere certi obiettivi.

    In tutto ciò io ho 22 anni e mi sento come se la mia vita fosse ormai finita. Come se il tempo sprecato fosse così tanto che nulla potrà mai compensare. Ricordo che quando feci 20 anni ero depressissima, profondamente in crisi a pensare che passavo dal numeretto con l'1 al numeretto col 2 senza aver ottenuto tutto ciò che volevo. Dopo due anni sto nella stessa situazione di allora. Ormai è quasi confortante, è un ambiente mentale che conosco. Un po' come quel film dove i protagonisti vivono lo stesso giorno in un loop eterno o qualcosa del genere, mi sento allo stesso modo... ma ormai ci sono così abituata che a tratti non sento più il fastidio. L'ho interiorizzato al punto che non esiste più una scissione netta fra quel fastidio, quell'insoddisfazione del loop - e me.
    Non so che dire.
     
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    Leggere le tue risposte mi ha suscitato non poca commozione.
    Quasi tutto quello che hai scritto riflette la mia situazione, scendendo anche nelle sfumature più particolari, come il lamentarsi di aver buttato via la vita già nella prima adolescenza, o la ripetizione compulsiva dell'atto simbolico di "cominciare qualcosa".
    Come se portasse un valore salvifico e esorcizzante nei confronti della vergogna di tutti quei tentativi immondi perché fallimentari.

    Questa è la volta buona che ricominciando da capo, sarò pervaso da un'intuizione superiore, che mi permetterà di realizzare
    quanto centinaia di tentativi precedenti non erano riusciti a fare, come un deus ex machina.
    Come se quello slancio che aspetto tanto sia una manifestazione delle mie potenzialità "perfette", che finalmente decida, di sua sponte, di manifestarsi.
    Sono sicuro che quella potenzialità esista davvero, però ho dovuto rendermi conto che non è quello il modo di farla emergere.
    Eppure l'atto di ricominciare freneticamente, ha qualcosa di purificante e perverso, che mi intrappola nel doverlo ripetere, piuttosto che andare avanti, su una base altalenante, ma naturale.
    Non ha segreti per me questo meccanismo, saprei esattamente come sventarlo e da dove viene, eppure cimentarmici mi terrorizza, perché la libertà dal perfezionismo per me è angoscia ancora più dell'ossessione.
    Anzi la libertà è paura, e l'ossessione è angoscia.
    Dato che la prima rappresenta per me uno scrigno pieno di esiti terrificanti, come una specie di vaso di pandora, lo lascio chiuso, e sguazzo nell'angoscia che mi è più familiare.

    "Non c'è limite a quanto potresti fare schifo, e a quanto dovresti vergognarti, se non controlli tutto con il perfezionismo. Se questo non basta, devi scappare. Non dare l'occasione a nessuno di vederti in quello stato, perché non avrebbero pietà, e tu non te lo perdoneresti, e non LI perdoneresti."

    Quindi per la maggiorparte della mia vita sono andato in una specie di stasi, a differenza tua non scandisco la mia giornata con compulsioni perché cerco di non fare tutto quello che me le scatena.
    Non faccio nulla, o cerco tutte attività che mi permettono di evadere.

    Ancora capisco troppo bene il tuo attendere che la vita cominci.
    Mi sono sempre sentito uno spettatore delle vite degli altri, che mi venivano messe davanti con ostinazione come per beffarmi, mostrandomi arrogantemente quello che io avrei desiderato e che non potevo avere.

    L'unico vero rimedio che ho trovato, pur senza riuscire ad accoglierlo, è cedere all'impulso, al piacere di fare per gusto e non per rendere meccaniche le proprie passioni nel perseguimento della grandiosità ideale.
    Paradossalmente, così ci si avvicina veramente al perfetto, perché costruire sull'impulso, è sempre una
    proiezione di se stessi, per quanto ancora indefinita, ma crea una base da modellare con il perfezionismo.

    Partire dall'ossessione è come costruire un palazzo a partire dagli arabeschi sulle colonne.

    Ho fatto l'errore di considerare il fare solo per gusto, come un'intenzione aberrante, per tutta la mia vita.
    Perché ho sempre provato disprezzo verso chi dimostra eccessiva leggerezza, finendo con lo sbagliare quando poteva fare meglio con poco sforzo in più.
    La considero una mancanza di rispetto verso l'atto in sé, e verso se stessi, e la mia opinione non è cambiata.
    Però l'approssimazione e il piacere non sono la stessa cosa.

    Purtroppo credo di essere troppo devoto all'immagine che voglio avere di me, da riuscire a fare qualcosa senza secondi fini.
    O meglio, le due cose coesistono, ma sono troppo squilibrate verso l'utile, piuttosto che verso il puro.
    Devo portarle quasi in armonia, per riuscire a fare veramente qualcosa che possa piacermi.

    Scusa se tutto questo può sembrare una predica, la mia bravura nel dare buoni consigli è inversamente proporzionale alla mia capacità di attuarli, per cui non voglio darti dell'indicazioni, spero piuttosto che la somiglianza delle nostre amarezze possa confortarti un po'.
     
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    Rispettare il Buddha e gli dei senza contare sul loro aiuto.

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    CITAZIONE (Narcissistic cannibal @ 19/8/2022, 04:32) 
    CITAZIONE
    La contraddizione del "voler essere perfetto" e sentirsi "Dio", da un lato c'è la ricerca di una perfezione e l'autoaffermazione di Ego.
    Davvero si può trovare in ciò una realtà? Qualcosa di concreto?

    La verità è che non si può...

    E fin qui intanto se non altro abbiam già la risposta.


    CITAZIONE
    credo sia una sorta di dipendenza anche questa, dipendenza dal circolo vizioso diciamo così. Io personalmente uso quei momenti e quelle fantasie di "gloria" e "perfezione" nell'illusione di darmi una strada da percorrere, all'atto pratico però sono soltanto delle "droghe" per distrarmi dalla mia situazione presente. Non vado ad apportare modifiche di nessun tipo alla mia vita perché mi blocco al pensiero che quelle modifiche non corrisponderanno mai alle fantasie suddette. Nel tentativo di dami un obiettivo dunque finisco solo per dissociarmi ancora di più... e questo mi porta a procrastinare e a bastonarmi perché sono immondizia. Appunto è un circolo vizioso, ma è una zona di comfort ormai. Finché fantastico sulla mia vita ideale, perfetta e invidiabile, non ho da preoccuparmi dei problemi concreti che dovrei affrontare se provassi a realizzare quelle fantasie.

    Di fronte ad una piccola difficoltà tendo ad abbattermi, i pensieri negativi vincono (che non riuscirò mai ad ottenere nulla, che non sono abbastanza per realizzare i miei obiettivi, che non ho una via d'uscita da questa situazione, e dunque tanto varrebbe che la facessi finita) ed è per questo che preferisco rifugiarmi nelle fantasie. Mi danno un senso di soddisfazione che nella realtà sarebbe molto più difficile ottenere.

    Aggiungo anche che io sono il tipo di persona che pensa ossessivamente, morbosamente a ciò che vuole ottenere, ma una volta ottenuto finisce per svuotarsi nuovamente. Tutte le cose che ho costruito nella mia vita sono il nulla per me, conta soltanto ciò che non ho. E finché non lo ho lo desidero in modo esagerato; quando lo ottengo perdo totalmente interesse e finisco per dimenticare anche di averlo ottenuto.
    E torno insoddisfatta come prima.

    Il pensiero è uno strumento utile, il problema è quando non è più un mezzo, ma chi controlla.
    Quando tu sei il mezzo e il pensiero il "capo" sorge appunto il problema di base.

    Penso i problemi principali siano questi:
    - dici a te stessa "che sei ossessiva" e con ciò ti auto-condizioni anche a rimanere in tale situazione;
    - quando ci identifichiamo nel pensiero, noi stessi creiamo un'identità fantasma basata su di essa, il problema è che appunto, non siamo i nostri pensieri, sono una cosa a se.
    Nel momento in cui ti distacchi da essi e guardi in faccia il vuoto le paure, fa male, ma sei reale, nella mente (essendo anche una droga) rimane una condizione che prima o poi svanisce, la realtà ritorna aldilà della volontà dell'individuo.

    Non è tanto un discorso o soluzione che si trova ragionando, infondo lo si sa benissimo ciò, sta nell'applicarlo anche "dentro."
    La mente capisce fin dall'inizio, anche subito, ma a livello emotivo è un processo che va fatto con più cura.


    Dipende cosa si vuole scegliere: tra vivere in un mondo non reale fino a che un giorno non esisterai.
    O esistere, nella realtà.
    Quando siamo "qui", il pensiero ci fa soffrire proprio perché non vuole morire, quello è il punto, ma è proprio attraversando quel dolore, che "muori" e allora puoi davvero essere in questo momento.




    CITAZIONE
    CITAZIONE
    Magari con in mano un caffè, la gente che passa, nulla cambia nella propria mente, a sognare, rimuginare o serbare rancore, si rimane rinchiusi in un mondo immaginario.

    Nulla da controbattere.
    Ho passato gli ultimi anni a vedere altre persone ottenere tutto ciò che io ho sempre e soltanto immaginato.

    (e quel poco che ho ottenuto, ho smesso di considerarlo...)

    Il che è anche in realtà meno complesso di quanto sembri.
    Quelle persone riescono proprio perché non stanno a guardare i progressi (o meno altrui) ma a concentrarsi sui propri.
    Questa è la differenza tra guardare gli altri e agire per uno scopo.

    CITAZIONE
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    Chi brama potere o dominio, sottomissione altrui, infondo non è così diverso da chi è insicuro

    Sicuramente nel mio caso è così. Il problema è che non ho idea di come interrompere questo tipo di pensieri. Sono gli unici che mi danno un minimo di parvenza di significato nella vita.


    Esiste qualcosa di molto più "grande", in quel che ho imparato.

    Sono curiosa, a che ti riferisci? Qualcosa relativo all'amore per se stessi?

    Non proprio, quello è senz'altro utile, ma non la base principale.



    La metto su questo piano:

    mettiamo caso la volontà di potere, cattiveria, dominio, a livello di singolo individuo...
    Si possono notare vantaggi (sarebbe sciocco dire il contrario).
    Tali vantaggi però essendo appunto retti da un'insicurezza crollano appunto nel momento quando sorge qualcuno ancora più superiore, in questo mondo ci sarà sempre quello più furbo, forte o con qualsiasi altra cosa più di te.
    D'altra parte, porta anche svantaggi effettivi nel momento in cui tua tale cattiveria si fa sentire tra la gente, essendo anche animali sociali, il gruppo "di buoni" prevale sul cattivone che si crede più intelligente.

    Se vogliamo poi metterlo a livello iper-razionale, anche se a uno non fregasse niente degli altri e fosse pura malvagità, anche a livello logico se sei "un cattivone da paura" conviene essere perlomeno in buona dose "buoni":
    - hai più collaborazione altrui;
    - costa molte meno energie;
    - meno possibili vendette e ritorsioni;
    - permette anche di relazionarti meglio in generale.


    Fare il finto edgy, isolato misantropo del cazzo non è che porta a essere "fighi", come già detto anche premettendo tale misantropia, fare gli stronzi con tutti porta svantaggi anche a se stessi, per cui non avrebbe in partenza senso.
    Equivale a preferire di farmi 100km a piedi, quando posso farlo tranquillamente in macchina.



    D'altra parte anche essere buoni con tutti e farsi prendere volentieri a pugni in faccia, è ridicolo.
    Nemmeno ha senso farsi sottomettere, la rabbia quando è necessaria ben venga e anche farsi valere.





    Il punto non è essere degli angeli o Satana sceso in terra, tutto sta nel semplice buon senso e via di mezzo, non in "bianco o nero", pare così complesso, eppure è un concetto così semplice.














    Da qui appunto nasce la risposta alla tua domanda:

    La grandezza è quando non c'è un bisogno o un attaccamento a pensieri o persone.
    Quando hai il coraggio di lanciarti un un Vuoto senza fine, nell'inutilità del proprio Io e nella morte di se stessi, allora comprendi cose esiste veramente "Oltre."
    Non è tanto essere in "buono" o "cattivo" è essere come meglio credi, per davvero senza raccontarsi bugie e allontanandosi da cazzate e preconcetti.
     
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    A volte mi sembra di essere divisa in due metà

    Una metà è quella ossessiva, maniacale che vuole il controllo

    L'altra metà è quella impulsiva, che vuole fare cazzate su cazzate e riempirsi la vita di avventure e adrenalina. La stessa che ha crisi se qualcuno lascia un visualizzato perché sente l'abbandono.

    Sono entrata proprio ieri in un gruppo per persone border ed è inutile dire quanto ci capiamo, sebbene io non abbia una diagnosi e dunque non sia sicura di avere questo disturbo.

    A volte ho l'impressione di essere in un videogioco: oggi quale scelgo? La pazza o la control freak?
    Voglio sprofondare nell'abisso delle ossessioni oppure nell'abisso degli sbalzi d'umore?

    Non so quanto possa aver senso come discorso.
    Mi hanno detto che dovrei tenere un quaderno apposito per i pensieri negativi e i pensieri positivi, per ricordare che questi stati mentali non durano per sempre, e per imparare a gestire meglio le emozioni; io non riesco a fare questa cosa però, perché per mia "natura" non sono brava a dividere le cose. Finisco sempre per scrivere un marasma di concetti diversi tutti insieme.
    Non ho un ordine mentale. Piuttosto mi sembra di avere tanti ordini e disordini mentali che convivono insieme.

    Mi chiedo se ci sia un modo per triggerare qualsiasi "stato" mi porti ad essere piena di energie (euforia, mania, non so bene cosa sia). Per indurlo e farlo durare.

    Spesso mi sembra di immaginarmi tutto. In realtà sono una persona sana, tutto ciò che scrivo me lo invento, le crisi depressive me le invento, l'autolesionismo me lo invento, non ha un vero significato, in realtà non sto male.
    Ma come faccio a pensare di non stare male se ho avuto l'ultima crisi soltanto ieri ed è durata ore? Solo perché adesso mi sento euforica non significa che quelle crisi non siano mai esistite.
    Solo l'accumulo mi sembra reale perché LO VEDO, so che è lì.
    Non riesco a fidarmi della mia mente.

    Adesso vorrei solo sentirmi più in controllo della mia vita.
    Vorrei superare le due settimane che mi separano dall'esame e poi vedere il da farsi... e organizzarmi di conseguenza.
    Due settimane che mi sembrano un secolo. Peraltro sono abbastanza convinta che comunque andrà, rimarrò insoddisfatta ed infelice.
    Oppure andrà male altro, e la mia vita sarà rovinata ugualmente. Il futuro mi mette troppa ansia.
    Oppure mi svuoterò di nuovo e perderò di vista i miei obiettivi. Di questo ho molta paura, nonostante io li tenga scritti letteralmente ovunque.

    Passo dall'amare le persone all'odiarle senza una via di mezzo. Mi chiedo se siano loro a darmi mixed signals o se sono io a fare troppo overthinking.
    Inoltre mi sento non in diritto di interfacciarmi con persone con disturbi perché non mi sento abbastanza malata.
    Vorrei sprofondare nel mio baratro di fisse per rendere più evidente che sto male, perché allora sarà tangibile, e sarà vero.
    Come se i tagli di ieri non fossero veri, poi.

    Ho realizzato di aver subìto molestie tempo addietro, e non sento nulla in merito. I problemi che ho col mio corpo sono gli stessi che avevo anche prima, non è stato nulla di grave, odio quelle persone ma non mi hanno fatto realmente del male, non mi hanno causato danni al di là dell'odio nei loro confronti.
    La parte peggiore è che a volte il ricordo mi piace. Quando mi sento euforica neanche pensare ad una molestia può rendermi infelice. È assurdo.

    Ultimamente penso che dovrei farmi ricoverare... non voglio più avere responsabilità, voglio starmene in pace e voglio abbandonare questo cervello. È troppo pesante.
    Ma allo stesso tempo non mi sento affatto malata.

    risponderò anche a voi, ma al momento non ho le energie mentali per affrontare quei discorsi
     
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